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Il Grecanico di Calabria: la lingua che ci unisce al mondo

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11 Aprile 2024
grecanico calabria

Seconda settimana di agosto. Esco di casa prima dell’alba, quando le luci rosate dell’aurora illuminano il cielo di Soverato. Vedo sorgere il sole dal finestrino di una littorina anni ‘50 che va come il vento sulla costa ionica. Scendo alla stazione di Locri, aspetto una mezz’oretta e riprendo un’altra lettorina. Osservo da un lato le piante di agave americana adagiate dolcemente ai lati della ferrovia e dall’altro le montagne color borotalco dei calanchi di Palizzi. Arrivo a Condofuri Marina, piccolo centro ellenofono della Valle dell’Amendolea. Qui, per una settimana mi ritrovo in una piccola comunità fatta di calabresi, polacchi, greci e salentini. Sì, salentini, perché anche in Puglia si parla il “griko”, una variante del grecanico di Calabria.

Tutte queste persone hanno deciso di essere curiose, andare alla ricerca delle proprie radici e cercare di recuperare una lingua dalla storia millenaria. C’è chi ascolta questo idioma per la prima volta come me, e chi invece lo parla fin da bambina, come Maria Olimpia. E poi ci sono anche loro, le creature più belle, i bambini, che invece di andare al mare e giocare con paletta e secchiello, sono lì tutti insieme a cantare “Ela mu condà”, la canzone d’amore più bella scritta in greco di Calabria.

Sommario

La storia del greco di Calabria

Il greco di Calabria, conosciuto anche come dialetto greco calabro o grecanico di Calabria, è una delle tre lingue minoritarie riconosciute nella nostra regione insieme all’occitano e all’arberëshe. Tre idiomi che conservano un patrimonio storico e culturale inestimabile.

Il greco di sicuro era la lingua maggioritaria parlata durante il periodo della Magna Grecia, dall’VIII sec. a.C. fino al III sec. a.C e successivamente nel periodo bizantino, dal VI sec. d.C. all’XI sec. d.C..

Ma la la lingua dorica non è mai scomparsa, neanche durante la conquista romana, e a provarlo è stato Gerhard Rohlfs, soprannominato “l’archeologo delle parole”. Lo studioso, famoso filologo, linguista e glottologo tedesco, a cui è stato dedicato il Museo della Lingua Greco-Calabra di Bova, ha concluso che il grecanico di Calabria deriva direttamente dal greco della Magna Grecia, di cui conserva alcuni termini come le doppie che non ci sono più nella lingua greca moderna.

Prima di Rohlfs c’è stato un altro tedesco che ha segnato la storia di questa lingua antica: Karl Witte. È stato il primo studioso di epoca contemporanea ad aver individuato nell’area grecanica dell’Aspromonte dodici villaggi di quella che un tempo era la Grecia d’Italia: Bova, Montebello, Roccaforte, Condofuri, Gallicianò, Roghudi, Chorio di Roghudi, Amendolea, Campo di Amendolea, San Pantaleo, Chorio e Cardeto.

Nel 1820, il giurista, filologo e filosofo appassionato di Dante Alighieri, soggiornò a Bova per qualche giorno e chiacchierando con gli abitanti creò una lista di circa cinquanta vocaboli greci e trascrisse tre canti in grecanico, uno dei quali lo pubblicò nel 1821, facendo conoscere questo idioma a tutto il mondo.

Da quel momento la comunità scientifica iniziò a interessarsi sempre di più al grande patrimonio linguistico e culturale dell’area ellenofona calabrese. Furono pubblicati una serie di volumi in lingua tedesca, greca e italiana che oggi sono riassunti per la parte lessicale nel Dizionario Storico Etimologico degli Idiomi Italogreci di Anastasios Karanastasis. L’accademico greco, dopo trent’anni di lavoro, dal 1962 al 1992, ha scritto alcuni tomi, tradotti in italiano dal professore Pasquale Casile.

Il vero declino della lingua greca di Calabria inizia con le alluvioni degli anni ’50 e ’70 del secolo scorso. I paesi della Bovesia vengono abbandonati dagli abitanti che si spostano per lo più verso Reggio Calabria e le zone costiere.

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Il grecanico viene visto come un elemento di isolamento e vergogna: i genitori vietano ai figli di parlarlo per proteggerli e dargli la possibilità di trovare lavoro.

Il destino di questo antico idioma cambia alla fine degli anni ’60 grazie a due professori reggini del Liceo Classico “Tommaso Campanella”: Franco Mosino e Domenico Minuto. Il primo, filologo, grecista e intellettuale italiano; il secondo, altissimo conoscitore della civiltà bizantina e autore di tantissime pubblicazioni.

Negli anni i docenti entrano in contatto con dei giovani studenti provenienti dall’area grecofona scoprendo questo enorme patrimonio culturale. Piano piano i ragazzi comprendono la valenza della loro lingua e riscoprono l’identità greca fino a quando decidono di costituire nel 1970 “La Ionica”, un circolo formato dai parlanti dei diversi centri.

La sensibilità verso il recupero del grecanico di Calabria porta alla costituzione di diverse associazioni, scambi con la Grecia (anche a livello religioso), l’interesse delle università italiane e straniere fino al riconoscimento dell’idioma come lingua minoritaria con la legge 482/1999.

Oggi il greco di Calabria è la minoranza linguistica più studiata in Europa e, insieme a quella basca, la più antica di cui siamo a conoscenza.

Dove si parla la lingua greca in Italia

Nel nostro paese le due isole linguistiche dove si parla la lingua greca sono:

  • l’area Grecanica, definita anche Bovesia, in Calabria. Racchiude una serie di comuni collocati nei dintorni della fiumara Amendolea (Bova, Condofuri con le frazioni di Gallicianò e Amendolea, Roghudi e Roccaforte del Greco). Qui i parlanti sono poche decine e per lo più ultra settantenni. È questo il pericolo più grande, che questo immenso tesoro vada perduto nel giro di qualche decennio, infatti l’Unesco ha inserito il grecanico di Calabria nell’Atlante Mondiale delle Lingue in Pericolo.
  • Il Salento in Puglia. Qui ci sono nove comuni dove si parla il griko, variante del greko calabro: Calimera, Castrignao de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollino.

Area Grecanica in Calabria

L’area Grecanica calabrese, dal punto di vista amministrativo, è una zona della città metropolitana di Reggio Calabria che coinvolge i territori di 11 comuni: Bagaladi, Bova, Bova Marina, Brancaleone, Condofuri, Melito di Porto Salvo, Palizzi, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo, Staiti.

Questa definizione però non coincide con i paesi dove ancora resiste il greco di Calabria. Ad oggi l’unico luogo interamente ellenofono è Gallicianò, uno dei 7 borghi che ti consiglio di inserire nei tuoi itinerari in Calabria. Ne ho parlato nel post qui sotto.

7 Borghi da visitare almeno una volta nella vita

To Ddomadi greko: il corso estivo di greco di Calabria

giovani associazione jalò tu vua
Giovani dell’Associazione Jalò Tu Vua di Bova Marina

To ddomadi greko” che tradotto significa “la settimana greca” è una scuola estiva di lingua greca di Calabria. Il corso, che io ho seguito nel 2019, è suddiviso in tre livelli, principiante, intermedio e avanzato, a cui sono affiancati workshop ed escursioni sul territorio grecanico.

È partito per la prima volta nel 2015 grazie alla collaborazione tra l’Associazione Jalò Tu Vua di Bova Marina e il GAL dell’area grecanica, impegnati nella trasmissione della lingua alle nuove generazioni e nel diffondere la conoscenza del patrimonio linguistico, storico e culturale dell’area ellenofona.

Il progetto è coordinato da Maria Olimpia Squillaci, una linguista di Bova che è cresciuta immersa nel mondo greco fin da quando era piccola grazie al papà Tito. Ha studiato russo, rumeno e neogreco all’Orientale di Napoli, dopo la laurea ha seguito un dottorato a Cambridge e ha avuto un incarico allo Smithsonian Institution Center for Folklife and Cultural Heritage di Washington per un progetto sul greco e sul griko (varianti calabrese e salentina).

Frequentare questo corso intensivo di greco di Calabria significa proteggere e trasmettere con grande forza la memoria storica dei greci, dalla lingua alla cucina, dalle danze all’arte della tessitura e dell’intaglio del legno. Significa conoscere persone provenienti da tutta Europa e incontrare tanti giovani calabresi che vivono fuori per studiare o per lavorare. Significa ascoltare a orecchie tese gli anziani che parlano la lingua di Omero. Significa supportare gli appassionati ragazzi che potranno ricevere un sostegno economico per il lavoro che stanno svolgendo gratuitamente e rimanere quindi in Calabria

Questo è un progetto a cui sono particolarmente legata per le emozioni che mi ha regalato in quella settimana. Infatti ho deciso di includerlo nelle esperienze da non perdere se vieni qui in Calabria.

Informazioni pratiche

Periodo: dal 31 luglio al 6 agosto 2023

Dove: Fondazione C. Marzano – Via Piave, 20 – Bova Marina (alle spalle del Municipio)

Durata: una settimana

Costo: 35 euro

Contatti: Sito webInstagramFacebook

Il progetto di ricerca europea Coling

“To greco mas denni me ton cosmo” cioè “Il greko ci lega al mondo”. È questa la frase più bella che ho sentito pronunciare dai giovani dell’Associazione Jalò tu Vua. I ragazzi, oltre ad essere impegnati attivamente nell’organizzazione del To ddomadi greko hanno partecipato al progetto europeo Coling.

Eleonora, Danilo, Selene, Francesco Ventura, Gianlorenzo, Martina, Freedom, Giusy e Francesco Malafarina sono stati scelti per andare in Olanda, Messico e America. Hanno conosciuto altre minoranze linguistiche e hanno lavorato sul greco di Calabria realizzando del materiale didattico per i bambini.

Una piccola comunità calabrese che non resta chiusa in se stessa ma si apre al mondo, portando la propria esperienza all’estero, condividendo problemi comuni e trovando soluzioni tutti insieme, applicandole o riadattandole nelle realtà locali.

Ringrazio Tito Squillaci, Maria Olimpia Squillaci e Freedom Pentimalli che mi hanno dato una grande mano per approfondire e scrivere questo articolo.

Qui sotto trovi un breve video creato da me con gli spezzoni che ho registrato durante il corso di lingua.

Articolo scritto il 9 maggio 2023 e aggiornato l’11 aprile 2024

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Ciao!

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